Alcuni vivono una vita che sembrerebbe agli occhi esterni, tranquilla e apparentemente felice. Ma con i loro comportamenti verso il prossimo più diretto ( partner e figli), manifestano qualcosa che hanno ricevuto: un trauma generazionale.
Ricordo quando, nella mia infanzia, volevo imparare ad andare in bicicletta. Mio padre mi spingeva mentre io pedalavo. Mi sentivo sicura. Ad un tratto, mio padre mi lasciò. Feci diversi metri prima di voltarmi e rendermi conto che non c’era più.
Com’era inevitabile caddi e mi sbucciai entrambe le ginocchia. Vuoi perché mi feci male, vuoi perché mio padre nutriva aspettative elevate, su quella bici non ci salì più per un bel pezzo.
A volte, anche il migliore dei genitori ci ferisce con parole o gesti che lasciano il segno. Questa, spesso, è la diretta conseguenza di come sono stati educati.
Da quell’esperienza sono passati moltissimi anni, ora sono madre anch’io. Penso che chi è genitore possa ritrovarsi nell’espressione: “Sono diventato come mio padre/madre!”, intendendo che si compiono quegli stessi gesti tanto criticati quando si era piccoli.
Ma perché questo avviene? Si può essere dei genitori migliori? E se, nel frattempo, quei gesti hanno lasciato un trauma “generazionale”, questo può essere annullato? Siamo, in definitiva, destinati a ripercorrere gli stessi passi di chi ci ha preceduto?
Rispondere a queste domande non è affatto semplice.
Ai giorni nostri, studi di varie discipline (psicologia, fisiologia, medicina…) ci dicono che mente e corpo non sono scissi l’uno dall’altro: il corpo non è semplicemente una marionetta che esegue dei comandi! Bensì è la rappresentazione della nostra storia, porta dentro di sé tracce del passato, dei vissuti trascorsi. E lo comunica all’esterno con un linguaggio proprio: le sensazioni e le reazioni fisiologiche, parametri concreti e visibili (ad un occhio esperto).
A livello incosciente, siamo le mani che ci hanno toccato, le parole che ci sono state dette. E’ del tutto fisiologico “sentire” in un determinato modo, specialmente se frutto di esperienze vissute nei primissimi anni di vita.
Questo non dovrebbe, però, farci arrendere di fronte all’irrimediabilità del nostro passato! Dovrebbe, invece, farci prendere consapevolezza del perché mettiamo in scena le stesse azioni.
Possiamo e dobbiamo sforzarci di essere la versione migliore di noi stessi. Prenderci cura di noi diventa fondamentale quando da questo dipende il bene di chi ci circonda, dei nostri figli.
Mentre per la cura del corpo e della mente esistono professionisti che mettono la propria formazione ed esperienza al servizio del prossimo, la cura dell’anima è qualcosa di più profondo e complesso.
Spezzare e guarire dal trauma generazionale
Nessuno conosce appieno le profondità dell’anima; talvolta nemmeno noi stessi riusciamo ad analizzarci o ad avere gli strumenti per attivare un processo di auto- cura. Nessuno eccetto Uno: Dio, il nostro Creatore.
Egli, nella sua parola, dice proprio questo:
“Figlio mio, sta attento alle mie parole, inclina l’orecchio ai miei detti; noi si allontanino mai dai tuoi occhi, conservali in fondo al cuore; poiché sono vita per quelli che li trovano, salute per tutto il loro corpo. Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita. Rimuovi da te la perversità della bocca, allontana da te la falsità delle labbra. I tuoi occhi guardino bene in faccia, le tue palpebre si dirigano dritto davanti a te. Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate. Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male.”
(Proverbi 4: 20-27)
Quanto amore traspare da queste parole! Egli ci esorta a “custodire il nostro cuore”. Contemporaneamente, ci offre gli strumenti per farlo: ascoltare i suoi comandi e rimuovere tutto ciò che non è buono (parole perverse, azioni malvagie). Chi ascolta i suoi precetti avrà cura della mente e del corpo
Per prenderci cura di noi abbiamo bisogno di affidarci a Lui, il solo capace di lenire i dolori dell’anima, spezzare il trauma generazionale ed attuare una guarigione piena.
Una vita rinnovata nella luce della fede può interrompere quella catena di auto- svalutazione cui sottoponiamo anche i nostri figli. Dio ci dà valore! Pensiamo a quanto ha dato per noi:
- ha posto la creazione sotto il dominio delle nostre mani (Genesi 1:26);
- ci ha creati solo di poco inferiori a Lui (Genesi 1:27; Salmi 8:3-5);
- ha mandato suo Figlio, Gesù Cristo, a morire sulla croce per la salvezza dai nostri peccati.
Egli vuole che ci prendiamo cura dei nostri figli come di un dono prezioso.
“Ecco, i figli sono un dono che viene dal Signore; il frutto del grembo materno è un premio”
(Salmi 127:3)
Incoraggiamoli, abbracciamoli e guidiamoli. In definitiva, amiamoli “come noi stessi” (Matteo 22:39).
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